Lifelong Learning e Learning Cities
La formazione continua, nota anche come lifelong learning, non è certo una novità emergente. È anzi un’esigenza ormai consolidata di ogni azienda e di ogni persona.
Di ogni azienda, perché è indispensabile avere collaboratori sempre al passo con il continuo e veloce flusso di cambiamenti di mercato, di processo, di prodotto, di ambiente.
Di ogni persona, perché anche a livello individuale è altrettanto indispensabile essere costantemente in grado di dare un contributo di valore alla propria organizzazione, nonché restare interessanti agli occhi delle altre qualunque cosa succeda nel posto di lavoro attuale. Scriveva Alvin Toffler già nel 1970:
“Gli analfabeti del XXI secolo non saranno coloro che non sapranno leggere o scrivere, ma quelli che non sapranno imparare, disimparare e reimparare”.
Il lifelong learning è l’implicazione naturale delle caratteristiche di questa nostra epoca. Cambiamenti continui e veloci costringono ad un adeguamento altrettanto continuo e veloce delle competenze di ogni tipo, da quelle tecniche verticali a quelle trasversali.
Come ci ricordano Kadakia e Owens nel loro libro pubblicato in Italia a cura di APPrendere, affinché ciò accada è necessario che la formazione assuma le forme, i modi e i tempi adatti a questa medesima epoca di velocità e cambiamento. Il modello LCD prevede il concetto di cluster, analogo a quanto già condiviso con i partecipanti al nostro percorso Silverline:
non percorsi lineari di insegnamento, bensì ambienti articolati di apprendimento, in cui un soggetto facilitatore crea le condizioni per imparare in modo continuo ed efficace.
Ambienti di apprendimento: le “learning cities”
Questo concetto sta sempre più prendendo piede presso gli specialisti dell’apprendimento e viene applicato ai livelli più diversi. Ad esempio, l’Institute for Lifelong Learning dell’UNESCO ha lanciato il Global Network of Learning Cities. L’intento è quello di favorire lo scambio di esperienze, idee e strumenti al servizio dell’apprendimento continuo degli adulti.
Secondo l’UNESCO, una città può considerarsi una “learning city” quando:
- mobilita risorse in ogni settore al fine di promuovere l’apprendimento inclusivo in ogni ordine e grado educativi;
- rilancia le attività di apprendimento nelle famiglie e nelle comunità locali;
- facilita l’apprendimento per e nel luogo di lavoro;
- estende l’uso delle moderne tecnologie per l’apprendimento;
- potenzia la qualità e l’eccellenza nell’apprendimento;
- coltiva una cultura che prevede l’apprendimento come attività costante lungo l’intera vita di una persona.
Si noti come questa check-list valga per qualunque ambiente. Applicata all’azienda, è un potente strumento di rilevazione del tipo di cultura che vige e che stiamo coltivando nell’organizzazione.
Il Network è formato, alla data di oggi, da 229 città di ogni continente, tra le quali le italiane Fermo, Lucca, Palermo, Trieste e Torino. Si tratta di un progetto di grande rilevanza per diversi motivi, tra i quali a noi piace estrarne uno fondamentale: si propone di trasformare il modo di apprendere nel mondo.